Ecco che ci accingiamo a chiudere una parentesi.
O meglio, noi abbiamo deciso così; abbiamo deciso di farlo gradualmente, con i piedi di piombo, ma abbiamo comunque deciso che va chiusa.
L’ultima parola sull’argomento non spetta però all’uomo.
Abbiamo sicuramente (?) imparato che non tutto è addomesticabile e controllabile, che alcuni eventi sono talmente enormi da non poterli racchiudere tra due parentesi che possiamo aprire e chiudere a nostro piacimento.
Per alcuni è stata una parentesi tragica;
Per altri è stata una parentesi di fatica e paura;
Per altri ancora è stata una parentesi di preoccupazione per il futuro.
Per molti e anche per me, che ho avuto la fortuna di poter continuare a svolgere il mio lavoro almeno in parte, è stata una parentesi tranquilla.
Una parentesi tranquilla nella quale non mi sono sentita “prigioniera” tra le mura della mia casa, ed in cui mi sono goduta i figli, cenando con tranquillità con la mia famiglia, cosa che quest’anno non avveniva mai a causa dei miei orari.
Certo, alcuni aspetti del mio lavoro mi sono mancati, ma del resto ogni situazione ha il suo lato buono, magari diverso da un periodo all’altro.

La mia parentesi è iniziata subito dopo una bella gita in Liguria il 23 febbraio: la giornata era grigia, ma valeva la pena di farsi una bella scorpacciata di bellezza e di infinito prima di iniziare un periodo dagli orizzonti limitati.
La prima settimana è scivolata via a ritmi tranquilli, sotto il segno della tisana, occasione per riprendere molte cose lasciate indietro, ma senza affanni, spazio per attività ma anche per riflessioni.
Personalmente le pareti di casa fino ad ora non mi sono state strette… ma penso che per molti single l’impossibilità di vedere amici sia stato un grosso sacrificio, molto più grande di quello di chi ha una famiglia in cui la vita trascorre serena.
Sì, ok, è stata per molti un’occasione per riflettere con calma, per vedere la propria vita da un’altra angolazione, dall’esterno, quasi da spettatori, quindi un’opportunità per conoscere meglio se stessi… ma la solitudine non si sopporta molto a lungo, e fortunatamente la tecnologia ha permesso di sconfiggerla almeno in parte.
Chi ha grande immaginazione e creatività ha indubbiamente avuto un vantaggio rispetto agli altri. Molti si sono consolati con la compagnia degli animali domestici.
E gli adolescenti? Anche loro hanno sicuramente dovuto sopportare un peso maggiore rispetto a quello sostenuto da chi appartiene alla mia generazione: hanno una vita davanti, tutta da costruire, ed ogni giorno è prezioso: ogni dì può essere foriero di nuovi incontri e nuove esperienze importanti per il proprio futuro… la gioventù è quella che stanno vivendo, e non ritornerà più.
Dieci giorni fa uscivo di sera sul balcone, scattavo questa foto e scrivevo queste parole, magari un po’ “deliranti”, parole che in futuro mi ricorderanno ciò che questo periodo mi ha regalato:

Balcone Est – Balcone Ovest
Balcone Est.
È notte.
Profumo d’estate e di fiori di robinia.
Gli aerei non passano quasi più: nessun rumore meccanico o umano,
solo il frinire dei grilli.
In alto solo buio, profondo ed infinito.
Buio protettivo come una coperta,
ma così misterioso e profondo da provocare l’ebbrezza di un brivido.
Ringrazio di vivere qui,
nel mio snobbato quartiere periferico,
le cui vie portano il nome dei fiori.

È mattino.
In quest’angolo di balcone prendo il sole,
circondata dalle poche eroiche piante
che hanno superato l’inverno,
prima trascurate, accudite ora come figlie.
Controllo i progressi del geranio dai fiori magenta,
e attendo con ansia lo sbocciare dei grossi gigli gialli.
Piacevole è la sensazione della pelle che scotta già a fine aprile:
la terra si è presa una pausa, una boccata d’aria pulita,
e l’aria è tersa e secca.

con la pelle che scotta ancora entro, e sul tavolo davanti alla porta-finestra Flora, accucciata accanto al computer, mi guarda con i suoi occhi lucidi e trasparenti come biglie di vetro.
Accarezzo la gatta e poi guardo il mio pc…che gioia oggi vedere le facce delle mie alunne su quel monitor,
magica finestra sul mondo.
Balcone Ovest
È notte.
FFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFFF…
Aliti di vento s’infiltrano e sibilano tra gli aghi dei pini.
I pini…nella fretta di giorni “normali” e convulsi non ho mai notato la loro voce, mentre ora sembrano parlarmi…
ora distinguo chiaramente questa voce dal chiacchiericcio sommesso delle latifoglie.
Voci e profumi mi parlano del lungo tempo estivo trascorso al mare durante l’infanzia e l’adolescenza:
se chiudo gli occhi, come per miracolo, il tempo corre a ritroso e sono ancora lì.
I pini…vedo i loro rami moltiplicarsi da infinite biforcazioni,
chiome come grandi ombrelli che sembrano abbracciarmi e avvolgermi, come per proteggermi.

È pomeriggio.
Pur di posizionarmi qui, sotto le chiome dei miei amati pini,
recupero un tavolino traballante, l’unico che possa essere collocato sullo stretto balcone, e ci appoggio il computer.

Lavorare sotto gli alberi con gli uccellini che cantano… cosa voglio di più dalla vita?
C’è un bel sole caldo, ma dalle fitte chiome ne filtra solo qualche piacevole raggio…
…Flora la pensa diversamente da me, e cerca di coprire ogni centimetro di una calda macchia di sole guardando il mondo da sotto in su, con la testa infilata tra le sbarre della ringhiera.

Nel coro di cinguettii distinguo le voci di passeri, merli e tortore.
Gli occhi, un po’ disabituati a focalizzare orizzonti veri, di tanto in tanto si staccano dal monitor e cercano il verde delle chiome di alberi lontanissimi, ed “io nel pensier mi fingo”, quasi avvertendo l’erba nuova e morbida sotto i piedi.
All’improvviso una nuvola copre il sole sfumando i contorni delle ombre fino ad annullarle…
una cornacchia emette un suono gracchiante, poi le prime gocce e il profumo di terra bagnata.
Meglio rientrare.

Non so se sia solo un’impressione, ma la natura quest’anno mi sembra più rigogliosa: i ciliegi del mio cortile ad inizio aprile erano un vero spettacolo brulicante di vita: nuvole candide ronzanti di api.




