
Apro questo articolo con una piccola tela di un pittore saluzzese, compaesano molto ammirato dal mio nonno pittore.
Di che colore sono le ombre sulla neve? Le ombre sono più scure della neve illuminata dal sole, quindi verrebbe da pensare che, dovendole dipingere, si dovrebbe scurire il bianco con un po’ di nero per rappresentarle.
E invece no: gli impressionisti, come altri artisti che hanno compiuto ricerche sulla rappresentazione della luce, come Macchiaioli, Divisionisti e Puntinisti, hanno scoperto le ombre colorate. Perciò in questo quadro esposto a Novara alla mostra “Divisionismo. La rivoluzione della luce” le ombre non sono grigie (bianco + nero) ma azzurre. In realtà non sono solo azzurre: avvicinandosi all’opera si notano anche puntini gialli e arancio, sia sulla neve che all’interno delle ombre.
Ingrandendo bene l’immagine a QUESTO LINK , che mostra un altro quadro di Olivero, piccole pennellate arancioni sono accostate a quelle blu ciano per creare le ombre.
Arancio e blu sono colori complementari tra loro. Ma cosa significa “colori complementari”? Ecco una slide del mio corso di disegno online che lo spiega:

Spesso dico ai miei allievi di mescolare un po’ di arancio al blu per “spegnerlo”, così come dico di aggiungere del rosso magenta al verde per lo stesso motivo. Spesso però, dipingendo il fogliame degli alberi visti da lontano nei dipinti murali di grandi dimensioni, mi è capitato di aggiungere puntini di rosso magenta al verde nelle zone di ombra, senza mescolarli, ottenendo così un’immagine molto luminosa: ho fatto quindi ciò che anche i divisionisti applicavano nelle loro opere, ho lasciato i due colori separati per far sì che apparissero mescolati tra loro quando l’immagine veniva vista da lontano.

In queste due mie riproduzioni dei quadri di Klimt “Beech Forest” e “Birch forest”, il tappeto di foglie, che ha come colore dominante l’arancio, contiene anche piccole pennellate di azzurro (complementare dell’arancio) e di verde.

In questo particolare del dipinto “Sole e brina” di Nomellini, esposto a Novara, gli alberi controluce sullo sfondo somigliano molto a quelli che fanno da sfondo a “Beech Forest” di Klimt (immagine in basso): sgranati ed “esplosi” in tante piccole pennellate di colori diversi.


In alcune opere dei divisionisti il colore diviso è molto evidente, come nell’immagine in alto; direi che opere di questo tipo sono “didatttiche” per chi cerchi di comprendere la tecnica dei divisionisti, in quanto le pennellate di colori contrastanti sono chiaramente individuabili; però le tele che preferisco sono quelle in cui la tecnica risulta impercettibile da lontano, e la si riconosce solo se si guarda l’immagine molto da vicino. Per questo motivo adoro le opere, oltre che del meno noto Matteo Olivero, di Pellizza da Volpedo o di Morbelli, che sprigionano una luminosità incredibile.

E’ il caso di “Neve”, di Angelo Morbelli: la mia foto non rende assolutamente giustizia a questa piccola e magica tela, dove, guardando attentamente la neve, si possono scorgere al suo interno sottilissimi filamenti di blu ciano, rosso magenta e giallo primario, i tre colori primari, visibili leggermente meglio – ma mai come dal vivo! -a QUESTO LINK. La luce solare, che percepiamo bianca, è in realtà composta dai colori dell’iride (cioè dell’arcobalendo), formati dai tre primari e dalla loro miscelazione, primari che guarda caso sono utilizzati da Morbelli per rendere eccezionalmente luminosa la sua neve.
Nello slideshoew in basso, altre tele dedicate alla neve esposte a Novara:
Non è un caso che diversi pittori divisionisti abbiano scelto la montagna (Segantini che si trasferì a Savognin, nel cantone Grigioni ne è un esempio) o una campagna ritratta in una limpida giornata di sole come soggetto per i loro quadri: l’aria tersa e la luce intensa, infatti, permettono di percepire i colori in tutta la loro brillantezza e luminosità; spesso il soggetto delle loro tele era la natura, perciò la vita contadina, ad essa strettamente legata, costituiva spesso una fonte d’ispirazione.



Nelle immagini in alto i dettagli in primo piano hanno contorni nitidi e colori intensi; sullo sfondo i contrasti si riducono progressivamente, fino ad arrivare alla montagna sullo sfondo, azzurrina e sfumata per via della prospettiva aerea.



Naturalmente anche la luce rosata dell’alba e del tramonto ha spesso affascinato i pittori interessati alla resa della luce: splendido è questo “Primi raggi” di Matteo Olivero (immagine in alto), così come “Tramonto” di Carlo Cressini.


Le luci rosate di un’alba avvolta nella nebbia sono invece mirabilmente rappresentate da Longoni nel “sorriso del lago”, dove l’atmosfera mattutina è sapientemente resa con pennellate di delicate tonalità pastello, come il rosa, l’azzurro e il lilla, anzichè di colori saturi come quelle utilizzate per rendere la luce di un’abbagliante giornata di sole.



Tra le opere che mi hanno colpito di più c’è “Sul fienile”, di Pellizza da Volpedo, un’enorme tela con uno straordinario controluce…



… e “Per sempre”, di Angelo Morbelli, arioso e fantastico per le pennellate filiformi stese con straordinaria meticolosità, e per il riflesso delle rocce nell’acqua del lago d’Iseo; Due vere e proprie “finestre” aperte sul muro del museo.

Concludo con la bellezza struggente di “Venduta!”, un vero e proprio “pugno allo stomaco” per il contrasto tra l’innocenza del viso della bimba e l’orrore per il destino al quale è stata costretta ad andare incontro. Nello slideshow in basso, altri quadri esposti alla mostra di Novara che hanno come soggetto figure anzichè paesaggi.