Giocare con la prospettiva: l’anamorfosi. (con tutorial in fondo all’articolo)

Il mio primo esperimento di anamorfosi

CLICCA SULL’IMMAGINE SOPRA PER VEDERE LA MAGIA…

…si tratta di un’anamorfosi ottica, ovvero di un’immagine che appare deformata se il foglio viene visto frontalmente…

Il disegno della tazzina nelle sue reali proporzioni

… ma che diventa realistica se il foglio viene visto di scorcio (PER IL SIGNIFICATO DELL’ESPRESSIONE “DI SCORCIO” CLICCA QUI).
Per intenderci: per ottenere un’immagine realistica dobbiamo avere le linee verticali della quadrettatura in prospettiva, ovvero con un’inclinazione tale che, se dovessimo prolungarle, convergerebbero in un unico punto di fuga.

anamorfòṡi
“è così chiamato un tipo di rappresentazione pittorica realizzata secondo una deformazione prospettica che ne consente la giusta visione da un unico punto di vista (risultando invece deformata e incomprensibile se osservata da altre posizioni); fu molto in voga nei secc. 16° e 17°. In ottica, si ha anamorfosi delle immagini quando, per mezzo di particolari specchi, prismi, lenti e altri sistemi ottici, l’ingrandimento in senso orizzontale delle immagini stesse è diverso da quello in senso verticale.”

Ecco una parte della definizione di anamorfòṡi tratta dal vocabolario Treccani online.
Lo stupore che può generare un’immagine disegnata o dipinta ha sempre rappresentato per me uno stimolo per scoprire o applicare nuove tecniche di rappresentazione.
Già con i trompe l’oeil in passato ho attinto a piene mani dalle nozioni sulla prospettiva che permettono di creare illusoriamente ciò che in realtà non esiste.

sguardo dal passato – Gorla minore

Nel trompe l’oeil dell’immagine in alto, realizzato a Gorla Minore insieme a mia sorella Maddalena, le persiane non esistono: tutto ciò che si poteva vedere prima dell’intervento di decorazione era una lieve rientranza di forma rettangolare nel muro.
Talvolta l’utilizzo della prospettiva mi ha permesso di aprire immaginarie finestre negli interni, dipingendo direttamente sul muro o su tavole, intese come “finestre da appendere”; nel video qui sotto si può vedere una carrellata di miei lavori basati sull’illusionismo prospettico.

Qui sopra: il mio dipinto intitolato “pioppi”, acrilico su tela, cm 100×150
Qui sopra e nell’immagine che segue: “vegetazione mediterranea”, acrilico su tela, cm 100×150.

In questo mio dipinto la prospettiva della cornice in pietra è l’elemento che mette in comunicazione l’ambiente reale con l’immaginario paesaggio, trasformando un semplice quadro in un trompe l’oeil.

Ed ecco, sempre dal Vocabolario Treccani, come viene spiegato il significato dell’espressione “trompe l’oeil”: 
“‹trõp l ööi› locuz. m., fr. (propr. «inganna l’occhio»), invar. – Genere di pittura volto a rappresentare la realtà materiale in modo tale da suscitare l’illusione della tridimensionalità e, quindi, della consistenza delle immagini rappresentate: trova il suo specifico campo nella natura morta (quando si vogliano fingere armadî o custodie aperte nella parete, mostrando con cura meticolosa anche il loro contenuto) ma si estende agli artifici prospettici con cui pittori e architetti amplificano illusoriamente lo spazio interno di un ambiente; se ne hanno esempî nell’arte romana, nel Rinascimento, nell’arte barocca e, in qualche misura, nell’arte contemporanea, per es. nell’iperrealismo. Per estens., l’opera eseguita con tale tecnica: la parete è stata affrescata con un trompe-l’oeil.”

Mentre all’inizio del Rinascimento la prospettiva, da poco codificata, era il mezzo necessario per rappresentare nelle immagini pittoriche una realtà precisa e scientificamente misurabile, già alla fine del ‘400 Bramante la utilizza per dar vita a spazi inesistenti: il coro della chiesa di Santa Maria presso San Satiro a Milano, profondo se visto frontalmente (immagine 1) e inesistente se visto lateralmente (immagine 2), ne è un esempio.

Santa Maria presso San Satiro, Milano – foto tratta da Wikipedia

Con il ‘500 gli artisti diventano così abili nell’utilizzo della prospettiva da utilizzarla per dar creare immagini fortemente deformate e quindi apparentemente incomprensibili, che diventano incredibilmente realistiche se osservate da un determinato punto di vista: è il caso del pittore tedesco Hans Holbein il giovane, che negli anni ’30 del ‘500 dipinge l’opera intitolata “Ambasciatori”. All’interno di questo dipinto è contenuta un’anamorfosi (o anamorfismo): il teschio in basso assume un aspetto realistico solo se si guarda l’opera lateralmente, di scorcio.

CLICCA QUI PER VEDERE L’OPERA e successivamente clicca sulla freccia a destra dell’immagine: troverai altre due figure che mostrano chiaramente in cosa consista un’anamorfosi.

Nel ‘600 l’illusionismo prospettico diventa il mezzo per generare stupore, suscitare meraviglia, traghettare la mente verso una realtà intangibile che prende forma grazie all’immaginazione: è il già citato caso dei soffitti affrescati nella Chiesa del Gesù e nella Chiesa di Sant’Ignazio a Roma, che portano il Paradiso all’interno delle mura dell’edificio religioso.

Padre Pozzo – “Gloria di Sant’Ignazio”, volta della Chiesa di Sant’Ignazio a Roma, 1685 – foto tratta dal web

La storia dell’anamorfosi è ben sintetizzata nell’articolo “Il mondo visto da un’altra prospettiva: l’arte dell’anamorfosi!”, sul blog “didatticarte” (CLICCA QUI PER LEGGERLO)

L’anamorfosi ottica non è altro che un sistema per contrastare l’effetto della prospettiva, che restringe e accorcia tutto ciò che si trova lontano dal nostro sguardo.

Alcune notti fa non riuscivo a prendere sonno perchè pensavo e ripensavo a come far sperimentare ai miei allievi dei corsi di disegno il fenomeno dell’anamorfosi senza utilizzare particolari software per la rielaborazione delle immagini: volevo che ottenessero un buon risultato anche avendo a disposizione solo un foglio, una matita, un righello e un cellulare per scattare una foto…e giovedì, durante la mia lezione online, ci sono riusciti!

Esercizi eseguiti durante la mia lezione di disegno online da
Shari, joselyn Navarrete e Mario Dino

Una volta messo a punto il metodo finalmente ho trovato pace e mi sono addormentata.
Nel fine settimana ho testato l’efficacia del metodo realizzando un semplice disegno rappresentante una tazzina di caffè, e alla fine ho preparato questo tutorial… volete provare? Non è difficile! buona visione!

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cenni di base sulla prospettiva: la linea d’orizzonte e il punto di fuga

Elisabetta Neri – “glicini e ortensie”, acrilico su tavola

In passato ho realizzato diversi trompe l’oeil, su parete o su tavola; lo scopo di questo tipo di dipinti è “ingannare l’occhio”, suggerendo una profondità che nella realtà non esiste. Sono nate così finte aperture affacciate su paesaggi marini o su giardini all’italiana.
Per poter compiere questa “magia”, è necessario applicare correttamente almeno alcune regole di base sull’utilizzo della prospettiva.

Gli elementi minimi da conoscere per disegnare un’immagine “credibile” in prospettiva centrale (la più semplice e la più utilizzata nei trompe l’oeil) sono la linea d’orizzonte e il punto di fuga .

la linea d’orizzonte è sempre collocata all’altezza di chi guarda il paesaggio. Nella figura in alto si può notare come, salendo progressivamente verso l’alto, si veda una striscia di mare sempre più ampia, con l’orizzonte collocato sempre più in alto.
Per questo motivo, per rendere realistico un trompe l’oeil, questa linea va collocata all’altezza degli occhi di chi, entrando nella stanza, guarderà il dipinto.

Il punto di fuga va pensato in corrispondenza dello sguardo dell’osservatore (prima immagine in alto). Ammettiamo di voler far proseguire illusoriamente nel trompe l’oeil il pavimento della stanza: dovremmo in questo caso prolungare quelle linee che delimitano le file di piastrelle perpendicolari alla parete, disegnandole sul muro. Ma come?

facendole convergere tutte nel punto di fuga.

Elisabetta Neri – “orizzonti lontani”, acrilico su parete

In questo mio murale le linee che delimitano le file di piastrelle partono dalle fughe sullo zoccolino, dando la sensazione che esista un gradino; se volessimo prolungare oltre il pavimento dipinto le linee che delimitano le file di piastrelle, noteremmo che andrebbero a convergere tutte in un unico punto (il punto di fuga), posizionato sull’orizzonte del mare (linea d’orizzonte).

Elisabetta Neri – “sogno mediterraneo”, acrilico su parete

La stessa cosa capiterebbe se prolungassimo verso il mare anche le linee del pavimento in questo murale intitolato “sogno mediterraneo” (immagine in alto).

Elisabetta e Maddalena Neri – “mare tropicale”, acrilico su parete

In questo caso invece, le linee che andrebbero a convergere sull’orizzonte sono quelle che delimitano in alto e in basso le due pareti laterali. Dunque tutte quelle linee che immaginiamo perpendicolari alla superficie del dipinto devono incontrarsi nel punto di fuga sulla linea d’orizzonte. (vedi anche l’articolo sulla costruzione del Trompe l’Oeil che stiamo realizzando presso Music Lab a Busto Arsizio, intitolato “che cosa apparirà?”).

Il trompe l’oeil a sinistra ha una costruzione prospettica molto complessa, mentre in quello a destra è facile notare come le linee che delimitano le piccole siepi perpendicolari alla superficie del dipinto convergano anch’esse tutte in un punto: una situazione simile a quella del dipinto che ho postato in apertura.

Della prospettiva avevo già parlato in articoli precedenti, qui ho voluto riassumere e semplificare alcune nozioni di base. Per approfondire, ecco i link ai miei post:


L’ABC DEL TROMPE L’OEIL: 1 – LA PROSPETTIVA: LA LINEA D’ORIZZONTE E IL PUNTO DI FUGA
L’ABC DEL TROMPE L’OEIL: 2 – LA PROSPETTIVA: LE PROFONDITA’
L’ABC DEL TROMPE L’OEIL: 3 – LA PROSPETTIVA: LE ALTEZZE
L’ABC DEL TROMPE L’OEIL: 4 – LA PROSPETTIVA: PIANI INCLINATI E SCALE
L’ABC DEL TROMPE L’OEIL: 5 – LA PROSPETTIVA: ARCHI E CERCHI

la testa tra le nuvole (ovvero come dipingere il cielo)

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dipingendo cieli con in testa una ROSA DI CARTA

A volte guardare le nuvole al di là della finestra mi ha permesso di assentarmi un attimo da situazioni pesanti o noiose, immaginando di planare galleggiando nell’aria come un gabbiano.

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“Gabbiano in volo”, dipinto su tavola per decorazione soffitto, di Elisabetta Neri

Proprio perchè amo la forma indefinita e mutevole delle nuvole, spesso ne ho studiato a naso in su forme, colori e sfumature. Inoltre, avendo realizzato diversi TROMPE L’OEIL, mi è capitato spesso di dover dipingere ampie superfici simulando un cielo, su muri o su soffitti.

Per poter parlare in modo comprensibile a tutti dei colori del cielo e della loro riproduzione, devo fare una premessa che riguarda la teoria del colore.

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Dalla miscelazione dei cinque colori fondamentali è possibile ottenere qualsiasi tonalità esistente: perciò per dipingere non è necessario acquistare altro.
Ma per poter raggiungere questo obiettivo bisogna avere a disposizione i tre colori primari, che non sono un rosso, un giallo o un blu qualsiasi: il rosso deve essere il magenta (un po’ più rosato rispetto alla nostra comune idea di rosso, come quello di alcune bouganville o di altri fiori come il rododendro della foto in basso), il giallo il primario (ovvero la tonalità di un campo di colza, della forsizia o dei narcisi) e il blu il ciano, assimilabile all’azzurro intenso di un mare pulito e profondo.

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Partendo dal cielo, la magica scenografia su cui si stagliano le nuvole, va detto che non va mai inteso come una campitura di colore omogeneo; infatti la fascia più alta ha sempre una tonalità più intensa e, se il cielo è molto limpido, tendente leggermente al violetto: per poterla rappresentare bisogna quindi aggiungere al ciano, oltre al bianco, anche una minuscola punta di magenta. Gli strati più bassi dell’atmosfera hanno un colore schiarito e smorzato dalla presenza della foschia, più o meno presente a seconda dei contesti. La parte più bassa del cielo va quindi schiarita con una maggiore quantità di bianco, e si può evitare di aggiungere il magenta al ciano.

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“Lago di montagna”, particolare; acrilico su tela di Elisabetta Neri

Nell’immagine in alto si può notare questa differenza di colori dalla parte alta a quella bassa del cielo; inoltre la parte destra del cielo è più chiara di quella collocata a sinistra perchè maggiormente illuminata: infatti ho immaginato il sole oltre al limite destro della tela, come si può dedurre osservando le ombre delle nuvole e delle montagne.

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“orizzonti lontani” dipinto murale di Elisabetta Neri

Senza prendere in esame i colori del cielo all’alba o al tramonto, che meriterebbero un approfondimento a parte, l’intensità e la tonalità dell’azzurro può variare anche in base al luogo e alle condizioni atmosferiche: nel mio trompe l’oeil “Orizzonti lontani” il cielo è infatti più chiaro rispetto al dipinto precedente, perchè in montagna generalmente il cielo è molto terso. Nel dipinto murale ho inoltre cercato di simulare i raggi di un sole che si può immaginare occultato dall’arco.

Per dipingere le nuvole è utile conoscere la forma delle diverse tipologiequelle rappresentate nei miei due dipinti presi in esame sono cumuli, ovvero nubi simili a panna montata: essendo piuttosto compatte, non si lasciano attraversare completamente dalla luce del sole, e hanno un’ombra propria (clicca qui per sapere cosa significano le espressioni “ombra propria” e “ombra portata”).

Ma di che colore sono le nuvole? Io generalmente utilizzo un panna per la parte colpita dalla luce, ovvero la più chiara, tonalità ottenuta sporcando quasi impercettibilmente il bianco con un po’ di giallo e un po’ di magenta.
Se le nuvole che disegno devono avere un’ombra propria, per rappresentarla uso un lilla chiarissimo tendente al grigio, ottenuto mescolando una grande quantità di bianco con un po’ di magenta e di ciano; dato che a questo punto il colore risulta troppo viola, lo sporco appena con il giallo che lo rende meno saturo.

Per quanto riguarda la forma, più le nuvole sono irregolari e meglio è… meglio evitare l’effetto fumetto:

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I contorni arrotondati in maniera troppo regolare rendono infatti le nuvole innaturali. Le nuvole compatte e consistenti come i cumuli spesso sono piuttosto piatte alla base.

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“Il mare dentro”, acrilico su tavola, dipinto di Elisabetta Neri

Fondamentale dettaglio che rende realistiche le nuvole sono i contorni molto sfumati: nel quadro intitolato “il mare dentro” le nuvole sono leggere  e inconsistenti, molto sfumate e trasparenti: non hanno ombra perchè essendo meno compatte di quelle dei dipinti precedenti si lasciano attraversare dalla luce.

Come rendere i contorni sfumati? Con l’acrilico si può sporcare il pennello asciutto con pochissimo colore panna o bianco e tirarlo il più possibile; con l’acquerello, bagnando il foglio preventivamente, al momento della stesura il colore si sfumerà automaticamente. Se le nuvole da rappresentare su una parete, su una tavola o su una tela sono cirri, si possono anche usare un aerografo o una bomboletta spray.

Cielo
“Gabbiano in volo”, dipinto su tavola per decorazione soffitto, di Elisabetta Neri

E se il sole è dietro alle nuvole? se si tratta di cirri le impalpabili nuvolette saranno completamente attraversate dalla luce, perciò chiarissime; se si tratta di nuvole più consistenti queste saranno luminosissime sul contorno, e scure al centro, come nell’immagine sopra.

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Miriam alle prese con le nuvole del nostro trompe l’oeil al Music Lab di Busto Arsizio (vedi articolo precedente)

Che cosa apparirà?

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Patrizia all’opera

Gli allievi dei corsi di disegno che tengo presso Music Lab a Busto Arsizio si stanno cimentando in una nuova prova: la realizzazione di un dipinto murale trompe l’oeil.

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Abbiamo deciso di aprire questa immaginaria finestra sul tratto di parete leggermente curvo collocato di fronte all’ingresso dell’aula di disegno.
La cornice in blocchi di tufo non era prevista nel progetto iniziale, ma è stata proposta dagli allievi per meglio evidenziare il paesaggio che verrà dipinto al suo interno; inoltre l’aggiunta di questo particolare ha dato la possibilità di sperimentare una tecnica di riproduzione di questo tipo di pietra semplice e d’effetto.

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Luisa alle prese con le lumeggiature

I blocchi di tufo sono stati imitati applicando dapprima una spugnatura di colore beige, punteggiata in seguito con schizzi di colore marrone scuro.
Ma il tocco che davvero conferisce al tufo un’illusoria ma realistica porosità è l’aggiunta di piccole lumeggiature color panna collocate nei punti giusti.

lumeggiature

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All’interno dell’arco abbiamo passato una mano di gesso per colori acrilici (bianco).

Nell’album intitolato “che cosa apparirà?” della mia pagina Facebook “Elisabetta Neri pittura e decorazione”, sto pubblicando le foto che mostrano i diversi stadi di avanzamento del lavoro; per visualizzarle, clicca QUI.

Se sapere come procederanno i lavori ti incuriosisce, puoi tornare anche in seguito a visitare l’album “Che cosa apparirà?”, che verrà aggiornato ad ogni progresso del dipinto murale.

Ecco quali saranno i passi che seguiremo nelle prossime lezioni:

linea d'orizzonte

All’altezza dei nostri occhi, tracceremo una linea orizzontale (linea d’orizzonte);

asse centrale e punto di fuga

disegneremo l’asse centrale della nostra arcata, e nel punto d’incontro tra l’asse centrale e la linea d’orizzonte individueremo il punto di fuga.
Per ottenere un’immagine realistica, dovremo tener presente alcune nozioni di base relative alla rappresentazione prospettica, e sceglieremo il tipo di prospettiva più semplice e più utilizzato nei trompe l’oeil: la prospettiva centrale, che prevede un solo punto di fuga al centro dell’immagine.

profondità

piantando un chiodino nel punto di fuga e annodandovi una corda, rappresenteremo le fughe tra un mattone e l’altro con la giusta inclinazione, per poter conferire profondità all’arco che abbiamo disegnato.

30/01/2020
Anzichè utilizzare il chiodino e la corda per tracciare le linee convergenti verso il punto di fuga, è stato utilizzato un cartoncino, che ben si è adattato alla curvatura della parete. (vedi immagine in basso)

cartoncino

La mia passione per i trompe l’oeil mi ha portato a scrivere, in passato, alcuni articoli sulle nozioni di base per l’utilizzo della prospettiva.
Ecco i link agli articoli:

l’ABC del trompe l’oeil: 1 – LA PROSPETTIVA: LA LINEA D’ORIZZONTE E IL PUNTO DI FUGA

l’ABC del trompe l’oeil: 2 – LA PROSPETTIVA: LE PROFONDITA’

l’ABC del trompe l’oeil: 3 – LA PROSPETTIVA: le altezze

l’ABC del trompe l’oeil: 4 – LA PROSPETTIVA: piani inclinati e scale

l’ABC del trompe l’oeil: 5 – LA PROSPETTIVA: archi e cerchi